- Località di partenza | CANZO
- Dislivello compiuto | 1680m
- Altitudine massima raggiungibile | 1373m
- Stagione consigliata | INVERNO
Descrizione itinerario |
Itinerario piuttosto lungo e che richiede un buon allenamento, a dispetto della quota massima toccata, non elevata.
Si comincia presso la stazione FNM (Trenord) di Canzo (parcheggio libero), in via Giavazzi. La prima parte dell’escursione si svolge su strada asfaltata: dal parcheggio (400m slm) ci si dirige verso il centro del Paese: si percorrono prima via Roma, in direzione del centro, poi si attraversa via Volta e si prosegue su via Risorgimento; si prende a destra via Mornerino fino al bivio in fondo, dove si prende la stretta strada che prosegue sempre sulla destra (via Lunate) che sbuca su via Monte Rai; questa strada, dopo un breve strappo, diventa via Gajum. La fonte, con bar e l’ex albergo, si trovano poco lontani (500m slm, 10’). Questa parte si può svolgere anche in automobile (sullo stesso percorso), nel caso si volessero accorciare distanza e dislivello.
Da qui in poi quindi comincia l’escursione vera e propria. Prendendo il sentiero acciottolato che sale verso sinistra (via per le Alpi), in maniera costante e abbastanza decisa, ci si inoltra sempre più all’interno del bosco. Alla fine della salita, si entra nello spiazzo della I Alpe (800m slm; 30’). Il tratto verso la III alpe, passando per la II alpe, è sostanzialmente pianeggiante. Si incontrano ben tre fontane: una alla I Alpe, una alla II Alpe e una poco prima. Ovviamente, possibilità di appoggio e acqua anche alla III Alpe (800m slm; 40’). Fare attenzione al fatto che anche prima del III Alpe è possibile trovare cartelli per il rifugio SEV o la vetta dei Corni che indicano direzioni diverse rispetto alla strada principale (più precisamente, verso sinistra).
Da qui la strada ricomincia a salire, e lo fa in modo decisamente più severo. Si sale lasciandosi la III Alpe sulla destra e subito si incontra un bivio, dove si tiene la sinistra e si segue per l’attacco della ferrata. Si continua a salire, senza sosta, avvicinandosi sempre di più alla parete del Corno occidentale. La si lascia sulla destra. Raggiungendo infine una spianata, molto panoramica, con una bella croce in legno (1220m slm; 1h 10’).
Cominciano ora i tratti dell’escursione tecnicamente più impegnativi. Subito dopo la croce, si lascia il sentiero che in mezzo all’erba, sulla sinistra e in basso conduce verso il rifugio SEV (nessuna indicazione) per prendere invece quello che risale verso destra il Corno occidentale. Il sentiero è abbastanza evidente ed anche segnato con dei bolli rossi; tuttavia, questi ultimi non sono subito visibili. Dopo il primo strappo, su un sentiero di roccia estremamente friabile (ghiaioni), si dovrebbe scorgere il primo segno “E. E.”: da lì in poi i segni saranno sempre evidenti. Si incontrano diversi tratti esposti, in cui bisogna usare le mani e avere piede sicuro. Dopo avere incrociato l’arrivo della ferrata, la vetta del Corno occidentale si raggiunge per cresta, con non poca fatica ma con grande soddisfazione, anche alpinistica (1385m slm; h 1’ 30).
Dalla vetta del Corno occidentale si prosegue verso la vetta del Corno centrale: prima si scende, alla sinistra della croce di vetta, un tratto molto tecnico, in cui consiglio di abbassarsi “faccia al monte”, e poi, dopo aver raggiunto una sella si traversa su sentiero in leggera salita verso il Corno occidentale, senza scendere fino al rifugio SEV. La vetta del Corno centrale si raggiunge ancora usando le mani ma con difficoltà molto inferiori (1368m slsm; 1h 45’).
Impegnativa anche la discesa, se non addirittura di più. Questa si svolge sul versante opposto a quello di salita, è molto ripida e in alcuni tratti è attrezzata. Si perdono molti metri di dislivello e si raggiunge una selletta. Si può salire subito al Corno Orientale e poi tornare qui; oppure, come nel mio caso, cominciare immediatamente la deviazione verso il Moregallo.
Si torna quindi verso il Corno centrale, ma questa volta lasciando il corno sulla sinistra e attraversando il ghiaione alla base della sua parete più storica e spettacolare: la parete Fasana. In breve si termina questo traverso e si raggiunge il rifugio SEV. Verso destra, seguendo le indicazioni, si comincia a scendere all’interno del bosco, perdendo un po’ di quota e raggiungendo la Bocchetta di Moreggie (1100m slm; 2h 10’).
Si ricomincia a salire verso il Moregallo: non esiste una sentiero unico in salita. Io ne ho preso uno che aggira la cresta sulla destra, per salire solo alla fine, con un tratta attrezzato e anche abbastanza impegnativo. Tuttavia, mi sembra evidente che ci sia anche un percorso di cresta, forse più spettacolare. La salita è ripida all’inizio e verso la fine; la vetta del Moregallo non è sempre evidente e spesso risulta coperta da una serie di anticime. Nel dubbio, se si incontrano bivi non segnalati, suggerisco di tenere la destra e star in quota, senza scendere. In vetta al Moregallo si trovano una croce e una madonnina (1265m slm; 2h 30’).
Torno al punto di partenza seguendo la stessa via: quindi in discesa fino alla Bocchetta, poi in salita verso il rifugio SEV e infine in traversata sotto al Corno occidentale. Si torna di nuovo alla selletta: da qui, seguendo le indicazioni, si raggiunge brevemente e senza alcuna difficoltà la vetta del Corno orientale (1232mslsm; 3h).
Ricomincia la discesa: prima passando nuovamente per la selletta, poi raggiungendo prima la fontana del Foo (1000m slm; 3h 10’), e subito dopo la Colma (1000m slm; 3h 20’). Nel dubbio della direzione da prendere, seguire sempre per Sasso Malascarpa.
Dalla Colma inizia verso sinistra una bella salita in mezzo al bosco di pini verso la vetta del Sasso Malascarpa. La salita è ripida e il fisico sconta anche la fatica accumulata fino a questo punto. La vista dalla vetta spazia sui tre Corni da un lato e sul lago di Lecco dall’altro (1200m slm; 3h 40’).
Sempre in salita, ma più leggera, si continua in cresta verso il grande ripetitore. Di qui, si continua su strada asfaltata e non appena si incontra una deviazione verso destra su sentiero per la III Alpe la si prende: la discesa è molto ripida e presto si raggiunge uno spiazzo attrezzato per pic nic e grigliate. Si abbandona la direzione per la III Alpe e si prosegue in direzione Gajum (1165m slm; 3h 45’).
Si prosegue in discesa, raggiungendo velocemente il “Sentiero geologico basso”, vale a dire il bellissimo sentiero che unisce, seguendo il corso del Ravella, Gajum e III Alpe. In pochi minuti si ritorna a Gajum e seguendo l’itinerario di salita, alla stazione FNM di Canzo (4h 25’).
A cura di Paolo Balduzzi
Note |
In Gennaio e Febbraio, soprattutto nei giorni feriali, questo itinerario, pur arrivando ad una quota modesta e di fatto sovrastando di poco la Brianza e il ramo del lago di Lecco, consente di effettuare una vera e propria escursione invernale in un contesto molto selvaggio. Si consiglia vivamente di aspettare giornate di buon innevamento e serene, godrete di un paesaggio veramente mozzafiato. Peraltro abbiamo fatto partire il giro dal paese, è possibile, come indicato, abbreviarlo di circa 3km parcheggiando proprio presso le fonti di Gajum. Rimane un giro molto lungo con dislivello complessivo non trascurabile
Tracciato GPS |