Con ben oltre di 10 km di ambienti sotterranei percorsi la grotta della Maddalena rappresenta la seconda grotta per sviluppo spaziale della provincia di Lecco. Il sistema carsico di cui fa parte si sviluppa all’interno della Costa del Palio, una modesta elevazione a oriente del monte Resegone a da esso strutturalmente separata dalle faglie che costituiscono la Linea del Faggio. La dorsale culmina con lo Zucco di Valmana (1555 m s.l.m.) e segna il confine tra le province di Lecco e Bergamo. Il margine settentrionale della struttura idrogeologica è costituito dalla forra del torrente Enna che dall’abitato di Morterone si approfondisce verso la bergamasca Val Taleggio. Lungo le pareti del profondo canyon scavato dal corso d’acqua sgorgano le due principali risorgenze del sistema carsico: Vito Pellecchia e Fiom Latt. Quest’ultima dà origine alle spettacolari cascate di Vedeseta. Le forme carsiche di superficie sono occultate dalla copertura vegetale largamente diffusa e dall’opera antropica, per centinaia di anni finalizzata ad attività agropastorali. Il sistema carsico profondo è invece molto complesso e strutturato, noto per uno sviluppo complessivo di 20 km anche se per larghissima parte ancora sconosciuto. Oltre alla grotta della Maddalena sono catastate una trentina di altre cavità, le principali delle quali (Bus de la Siberia e Alaska) si aprono però sul versante bergamasco della montagna. Le formazioni litologiche che ospitano tutte le cavità di notevole sviluppo sono il Calcare di Sedrina e la Dolomia a Choncodon. Nel sovrastante Calcare di Moltrasio sono invece note solo cavità di modesto sviluppo. La grotta della Maddalena fu individuata e resa agibile nel 1986 da speleologi del Gruppo Speleologico Brianteo. Tre anni più tardi si unirono alle esplorazioni elementi del Gruppo Speleologico CAI Varese che presto diventarono i principali protagonisti dell’attività. Le campagne esplorative condotte dagli speleologi varesini si sono protratte fino ai primi anni 2000. Attualmente la grotta è poco frequentata anche se l’esplorazione non può certo dirsi conclusa. L’ingresso della cavità si apre a quota 950 m s.l.m. nell’alveo di una modesta valle tributaria del torrente Enna. La prima parte della grotta è costituita da ambienti di dimensioni limitate ed è caratterizzata dalla presenza di un lungo e disagevole meandro (L’Anaconda). Superata un’ulteriore serie di strettoie si perviene a un punto nodale della cavità. La prosecuzione più evidente costituisce l’accesso ai numerosi rami che si addentrano verso la parte più meridionale della Costa del Palio. Gli ambienti sono labirintici, con più livelli di gallerie sovrapposte e numerosi anelli. In particolare la bellissima diramazione Vibrazione Positive risale verso sud terminando alla base di ambienti parzialmente esplorati (Camino Mannaro). La prosecuzione meno evidente (Reginaseghina) è la via che conduce agli ambienti più ampi della grotta. Una lunga e tortuosa condotta (Rami della Nonna), interessata da numerosi ringiovanimenti e diversi rami laterali, permette di raggiungere Sala Moana Ovunque, un altro punto nodale della cavità. Dall’ambiente di modeste dimensioni infatti dipartono numerose vie. Tra le principali la diramazione costituita dalle grandi condotte fossili di Vai Pedro e 1° Agosto che conducono al sifone Lagostina e alle parti più remote della cavità (Vai Pedro) e i rami di Cocacaffè che terminano in prossimità della superficie esterna. Le parti più profonde di queste regioni costituiscono l’area di diretta alimentazione delle risorgenze del sistema. Autore: Antonio Premazzi – SPELEO CLUB CAI ERBA – Progetto InGrigna! Si ringrazia Federazione Speleologica Lombarda per l’utilizzo a titolo gratuito dei dati catastali delle grotte citate nel testo
Note
La grotta della Maddalena è costituita da un reticolo di gallerie sub-orizzontali disposte su più livelli, sovente collegati da approfondimenti verticali (foto Antonio Premazzi – SPELEO CLUB CAI ERBA – Progetto InGrigna!)
La grotta della Maddalena è costituita da un reticolo di gallerie sub-orizzontali disposte su più livelli, sovente collegati da approfondimenti verticali (foto Antonio Premazzi – SPELEO CLUB CAI ERBA – Progetto InGrigna!)